martedì 9 ottobre 2012

Il coraggio di dire quello che pensiamo


Abbiamo veramente il coraggio di dire quello che pensiamo o spesso rinunciamo a farlo per il giudizio degli altri?
Questa è la domanda che continuo a pormi da un paio di giorni.
Io per prima non saprei cosa rispondere.
Forse non dovremmo badare a quello che pensano gli altri di noi ma è inevitabile che a volte ci tocca fino a ferirci, come quando mi sento dire che sono ingrassata perché mangio, quando in realtà consumo due patate una volta al giorno e passo la maggior parte del tempo sdraiata o seduta perché mi mancano le forze per fare qualsiasi cosa.
Va bene lo stesso, perché mi rendo conto che non comprendono fino in fondo la mia malattia.
Ma allora mi chiedo: perché parlare e giudicare prima di informarsi? Forse perché è più semplice condannare.
Ho imparato a non dare giudizi, cerco di capire le persone e il perché di certi atteggiamenti e quando non ci riesco vado oltre. Alla fine non è un mio problema: quello che uno dice o pensa non deve a tutti i costi fare parte della mia esistenza.
Bisognerebbe avere il coraggio di vivere la propria vita senza cercare l'approvazione di tutti.
Io ho deciso di farlo, o almeno ci provo, e questa energia mi è stata data da un grande uomo, che con immensa dignità e forza di volontà è andato avanti sul suo cammino a dispetto di tutto e tutti. Parlo del professor Giuseppe Genovesi, il medico che mi ha in cura e che, nonostante tutte le difficoltà che incontra, continua a studiare la Sensibilità Multipla Chimica, una malattia divenuta scomoda per la società, confusa spesso come malattia psichiatrica, nonostante gli studi abbiano dimostrato il contrario.
Concludo ringraziando i giornalisti Dario Collio, fondatore della Gazzetta della Martesana, e Gianfranco Baccinelli, che sulla Gazzetta dell'Adda dell’8 ottobre mi hanno voluto dedicare un’intera pagina.

                                             Sara 

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