sabato 10 agosto 2013

Nella giungla delle case editrici (seconda parte)

“In-cassa editrice” o “casa editrice? Questo il problema.Puzzled.svg
Prima arriva una mail o una telefonata con la dichiarazione di avere letto il manoscritto e di essere interessati alla sua pubblicazione, poi, senza altri preamboli, viene inviato per posta raccomandata un contratto da firmare con la richiesta di un sostanzioso contributo per avere l’assistenza editoriale, la pubblicazione, il programma pubblicitario, ecc. Leggendolo, sembra tutto bello e facile (se si esclude la cifra da sborsare) ma navigando qua e là in internet scopri che, a parte l’incasso del contributo, il resto è tutto aleatorio.
Personalmente ho avuto la possibilità di leggere un libro pubblicato in questo modo. Mi sono fermata a pagina 5 dopo aver trovato un refuso ogni tre righe e macroscopici errori da parte dell’autrice: evidentemente la pseudo casa editrice ha incassato i soldi e stampato il libro senza fare la correzione delle bozze. Mi domando se l’abbia mai letto.
Ma non tutte le case editrici sono così. C’è anche chi ha scritto dicendo che il progetto gli piace e che valuterà il manoscritto, ma che per farlo ha bisogno di tempo oppure suggerendoci già alcune modifiche (sine qua non...). Ci sono quelle che informano semplicemente con una mail in automatico che i loro tempi di risposta sono dagli otto mesi in su. C’è poi chi dichiara di non voler più ricevere manoscritti e chi invece chiede di mandarli solo in certi mesi dell’anno. Direi risposte serie e utili.

  Patrizia

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